Oasis Supersonic


«Abbiamo superato i 50 anni, siamo troppo vecchi per quelle cose, non ci saranno né litigi, non ci saranno scazzottate. È il giro d’onore della band».



 

Viviamo in un'epoca in cui a nessuna band è permesso lasciare il palco senza un bis: dopo 25, anche 50 anni di riformazioni (spesso con un solo membro del gruppo originario), tour di reunion e concerti completi di album classici, è probabilmente più rapido elencare le band leggendarie che non si sono riunite rispetto a quelle che lo hanno fatto. Così la manciata di irriducibili, di band che teoricamente potrebbero riformarsi, ma per qualche motivo non lo hanno fatto, sono riuscite a rafforzare il loro alone di mistero con il semplice espediente di non fare nulla: in un'epoca di musica rock e pop ossessionata dalla riconoscibilità, sembrano distanti. Le loro carriere sono letteralmente roba da leggenda.

La reunion degli Oasis, data dagli scommettitori impossibile, è invece accaduta, andando a colpire la psiche di una intera nazione.

Si può parlare malissimo del gruppo dei fratelli Gallagher, e moltissimi lo fanno, da chi li definisce una cover band dei Beatles (ma perché?) a chi dice non-sarebbero-poi così male-ma-quanto-mi-sta sul-cazzo-Liam-Gallagher. 

 

Come i primi Who, come i primi Kinks, come i Clash, come i Jam e altri, gli Oasis sono un autentico gruppo britannico. Lo si capisce da quell’aria di strafottenza che Liam Gallagher ha nella voce appena comincia a cantare. 

E poi ci sono i testi di Noel, così working class hero che solo Ken Loach. C’è dentro il senso del disgusto per il lavoro dalle 9 alle 5, c’è la malinconia delle periferie sporche, bagnate di pioggia, dei pub maleodoranti abitati da rifiuti della società perbene, c’è la voglia di essere gente di successo (ma con auto ironia) per fuggire a tutto questo, c’è un senso di decadenza e di sfiga imminente.

 

Vale la pena

trovarti un lavoro quando non c’è niente per cui valga la pena lavorare?

È una situazione folle

ma tutto quello che mi serve sono sigarette e alcol

 

Potresti aspettare una vita intera

di passare i tuoi giorni alla luce del sole

Faresti meglio a farti una striscia

perché quando la situazione arriva al limite

devi farlo succedere!

 

(…)

 

Devo essere me stesso

non posso essere nessun altro

mi sento supersonico

versami un gin tonic

puoi avere tutto ma quanto ne vuoi?

Mi fai ridere

fammi un autografo

mi porti sulla tua BMW?

Puoi navigare con me nel mio sottomarino giallo

 

Devi scoprirlo da solo

perché nessuno ti dirà mai come sono

devi trovare il modo per esprimerti

ma prima di domani.

 

(…)

 

Io vivo la mia vita nella città

Non c'è una facile via di fuga

Il giorno passa troppo velocemente per me

 

Non sei preoccupato per il modo in cui siamo

Nella mia mente i miei sogni sono reali

Adesso sei interessato al modo in cui mi sento

 

Stanotte, sono una rock 'n' roll star

 

Ma la mia preferita è “L’importanza di essere pigro”:

 

Ho venduto la mia anima per la seconda volta

per colpa dell’’uomo, non mi ha pagato

ho pregato il mio affittacamere per avere ancora più tempo

lui ha detto “figliolo, le bollette stanno aspettando”

 

Ho perso la mia fiducia d’'estate

perché non smetteva di piovere

il cielo tutto il giorno era nero come la notte

ma io amo lamentarmi

 

Non mi importa

per tutto il tempo che ci sarà un letto sotto le stelle che splendono

io starò bene se mi dai un minuto

un uomo ha dei limiti

non posso farmi una vita se non ho il mio cuore

 

 Gli Oasis hanno rappresentato una generazione, un'attitudine e uno spirito inconfondibile. E sono stati, almeno per i primi due dischi, ma non solo, una fortuitissima rock’n’roll band come in Inghilterra non se ne vedeva da decenni. Chitarre alzate a volume 11, deflagranti, devastanti, armonie impeccabili, forza propulsiva senza limiti. E la capacità di far cantare all’unisono stadi da 70mila persone. Perché una intera generazione, se non una nazione, si è riconosciuta in loro. E viceversa.




Album come Definitely Maybe e (What’s the Story) Morning Glory?, brani come WonderwallDon’t Look Back in Anger Champagne Supernova sono diventati inni generazionali, capaci di raccontare il disagio, le ambizioni e l’euforia degli anni ’90.
La band ha incarnato il movimento Britpop con uno stile arrogante e ribelle che rifletteva l’orgoglio della classe operaia britannica. Ma più di tutto, gli Oasis sono stati il simbolo di un’energia collettiva: la promessa che una canzone poteva farti sentire invincibile, anche solo per un momento.

Nel 2009, la band si sciolse dopo un ennesimo litigio tra Liam e Noel, frattura che sembrava insanabile. Da allora, i fratelli Gallagher hanno intrapreso carriere soliste, con risultati diversi: mentre Liam ha cercato di riproporre il sound classico degli Oasis, Noel ha esplorato un percorso più sperimentale con i suoi High Flying Birds.
Nonostante i successi individuali, il mito degli Oasis è rimasto intatto, alimentato dalla nostalgia e da un senso di incompiutezza. La domanda ricorrente – “Quando torneranno insieme?” – è diventata quasi una preghiera collettiva per milioni di fan.

Questa reunion significherà riportare sul palco uno dei capitoli più esaltanti della storia del rock. Gli Oasis non sono solo una band degli anni ’90: il loro sound è intramontabile, rivederli insieme sarebbe come tornare a quel periodo magico in cui la musica britannica dominava il mondo.

Gli Oasis non sono mai stati solo una band; sono stati un fenomeno culturale. La loro reunion rappresenterà un evento mediatico globale, in grado di riunire vecchie e nuove generazioni di fan. In un’epoca frammentata come quella odierna, dove il senso di comunità è spesso disperso, il ritorno degli Oasis sarebbe un momento di unione collettiva, di condivisione di un mito comune.

La forza degli Oasis risiede anche nella loro dimensione live: concerti che sembravano rituali collettivi, in cui migliaia di persone cantavano all’unisono. Una serie di live con i Gallagher di nuovo insieme sarebbe un evento epocale, probabilmente destinato a entrare nella storia come uno dei momenti musicali più iconici del XXI secolo.

Gli Oasis nascono a Manchester, città simbolo della rivoluzione industriale e del movimento operaio, nonché culla di altre band come gli Smiths e i Joy Division. Liam e Noel Gallagher crescono in un quartiere operaio, in una famiglia umile segnata dalla violenza domestica e dalle difficoltà economiche.

Questa realtà ha plasmato il loro carattere e il loro approccio diretto e senza filtri, elementi che hanno contribuito a renderli autentici rappresentanti di un'intera classe sociale. I Gallagher non hanno mai cercato di nascondere le loro radici o di addolcire il loro linguaggio: erano esattamente quello che il pubblico vedeva.

Le canzoni della band, pur non essendo politiche, catturano perfettamente le aspirazioni e le frustrazioni della classe operaia. Brani come Live Forever e Supersonic celebrano il sogno di un riscatto, di una vita migliore, ma senza abbandonare le proprie origini.

Live Forever parla di immortalità simbolica, del desiderio di lasciare un segno nel mondo nonostante un contesto sociale apparentemente immutabile; Cigarettes & Alcohol tocca un aspetto fondamentale della vita operaia: la fuga dalla routine e dalle difficoltà quotidiane attraverso piccoli piaceri come il bere e il divertirsi. La frase “Is it worth the aggravation to find yourself a job when there’s nothing worth working for?” è un manifesto del disincanto operaio.

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Gli Oasis non hanno mai adottato lo stile sofisticato o “posh” di altre band; il loro look era semplice, a tratti trasandato, e fortemente ispirato alla cultura casual degli anni ’80 e ’90: giacche a vento, scarpe da ginnastica e un atteggiamento arrogante che esprimeva sfida. Era lo stile della gioventù operaia britannica, di chi frequentava i pub, seguiva il calcio e viveva nelle periferie urbane.
Liam Gallagher, con la sua camminata spavalda e il modo unico di cantare, è diventato un’icona di questa estetica: l’archetipo del ragazzo della working class che non chiede permesso, ma si prende quello che vuole.

A differenza di molte star che, una volta raggiunto il successo, cercano di allontanarsi dalle loro origini, gli Oasis hanno sempre celebrato il loro background. Le interviste dei Gallagher sono piene di riferimenti all’orgoglio operaio e alla convinzione che il talento e la determinazione possano portare al successo, anche contro le avversità.

Noel Gallagher, ad esempio, ha spesso ricordato il suo lavoro come roadie per gli Inspiral Carpets, sottolineando che il suo percorso non è stato diverso da quello di molti altri ragazzi della classe operaia che inseguono i propri sogni. Questo ha rafforzato il legame con i fan, che vedevano negli Oasis non solo delle rockstar, ma anche degli eroi della working class.




Hanno incarnato la tensione tipica della classe operaia inglese nei confronti delle élite. Il loro atteggiamento spavaldo, spesso etichettato come arrogante, è in realtà una forma di resistenza e affermazione: “Non siamo come voi, ma possiamo essere più grandi di voi”.
Questa mentalità li ha resi dei portavoce naturali per chi sentiva di non avere voce nel panorama culturale e sociale dell’epoca.

Gli Oasis sono anche profondamente legati alla cultura calcistica, un pilastro della vita operaia in Inghilterra. I Gallagher sono tifosi accaniti del Manchester City, e il calcio ha spesso influenzato il loro modo di vedere il mondo: uno sport che rappresenta passione, appartenenza e rivalità, ma anche la possibilità di emergere dalla vita di periferia.
Il loro linguaggio, il modo di esprimersi e i riferimenti quotidiani li hanno resi accessibili a chiunque, senza filtri o pretenziosità.

Hanno rappresentato la classe operaia inglese non solo attraverso la loro musica, ma anche attraverso il loro stile di vita, il loro atteggiamento e il loro messaggio. Hanno dato voce a chi sentiva di non essere ascoltato, trasformando i sogni di una generazione in inni immortali. Per milioni di persone, gli Oasis non erano solo una band: erano il simbolo che anche chi viene dal basso può raggiungere le stelle senza mai dimenticare da dove è partito.

Una reunion degli Oasis significa molto più che ascoltare di nuovo Live Forever o Supersonic dal vivo: sarebbe un richiamo a qualcosa di più grande, un invito a credere che i sogni non muoiono mai e che i legami, anche quando sembrano spezzati, possono essere ricuciti. Sarebbe un regalo per chi c’era negli anni d’oro della band, ma anche un ponte verso il futuro per chi li ha scoperti solo dopo. In fondo, gli Oasis non hanno mai smesso di essere una parte della colonna sonora della nostra vita.




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