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Visualizzazione dei post da marzo, 2024
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Blue Moon:  la più grande ballata di Elvis Presley?   Si sente il suono minimale, tappeggiato, a tenere un ritmo ultraterreno, una chitarra che sembra sia stata registrata in un’altra stanza, anzi fuori, lontano qualche chilometro. La voce di Elvis ha un’eco inquietante ed è in ritardo, sembra anch’essa provenire da altrove. E’ una incisione che terrorizza, che fa paura, che esprime una sensazione di disagio e di allarme profondo, e allo stesso tempo di inestinguibile solitudine. Qualcosa che allora, negli anni 50, nessuno avrebbe mai osato fare.   Blue Moon , incisa da Elvis Presley nel 1954 , esprime un senso di solitudine, di angoscia, di paura, portando l’ascoltatore tra le paludi del Mississippi, o nel cimitero di Tupelo, dove in una scatola per scarpe è stato sepolto il suo gemello, nato morto al momento del parto. Sembra di percepire un lupo ululare nella notte oscura alla luna, si percepiscono vibrazioni oscure e cuori devastati.     Effettivamente il titolo della canzone fa ri
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  RIPORTANDO TUTTO A CASA OVVERO LA NASCITA        DELLA CONTRO CULTURA AMERICANA  /   TERZA E ULTIMA PARTE A questo punto, ci si alza, si gira il disco e si fa partire la seconda facciata . Il fotografo della immagine di copertina del disco, che era presente alle registrazioni del disco, Daniel Kramer, racconta che Bob Dylan incise i primi tre pezzi (Mr. Tambourine Man, Gates of Eden e It’s Alright Ma in una unica sessione, uno dopo l’altro senza interruzione. Avrebbe fatto così, dice, perché brani troppo lunghi da ripetere in diverse sedute e Dylan non ne aveva voglia (tipico del suo modo di registrare). Ma soprattutto perché Dylan, da sempre, incide come se si trovasse su un palco, a un concerto, con un pubblico immaginario davanti: esecuzioni live, dirette, spontanee, senza ritocchi e sovra incisioni. In realtà sono emerse altre due take di It’s Alright Ma. Passando dalle visioni alla Jack Kerouac di Tambourine Man a quelle bibliche e apocalittiche di Eden, Dylan srotola in un mic
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RIPORTANDO TUTTO A CASA OVERO LA NASCITA DELLA CONTRO CULTURA AMERICANA II PARTE La coolness espressa in questo disco è già nella foto di copertina, scattata con una lente distorta che esprime una visione psichedelica in anticipo sui tempi, e la confusione che sta sfociando nella società americana e che Dylan è consapevole di rappresentare (“Accetto il caos, non sono sicuro che il caos accetti me”).   Negli anni 70, era una pratica comune per i fan studiare attentamente le copertine degli LP riflettendo sul significato delle immagini presentate loro. Ma nel 1965 la profondità delle copertine degli album musicali più popolari non si estendeva molto oltre una ripresa della band che appariva meschina e lunatica, o felice e giocosa a seconda dell'immagine che avevano scelto di ritrarre. All’inizio di quell’anno, però, Bob Dylan si stava già preparando a sfidare i limiti e le aspettative applicati agli artisti di musica popolare. Non solo si stava preparando a uscire dalla scena folk p