Symphaty for the devil

Quando i Rolling Stones facevano paura



soddisfazióne (tosc. o letter. sodisfazióne, ant. satisfazióne) s. f. [dal lat. satisfactio -onis, der. di satisfacĕre «soddisfare»]. – 1. a. Il fatto di soddisfare, di appagare: la s. di un desideriodi una necessitàdelle proprie ambizioni2. a. L’essere soddisfatto, il compiacimento e il piacere di vedere soddisfatti i proprî desiderî e le proprie passioni; b. Con sign. più generico, gusto, piacere

E’ a partire dal Novecento che i giovani cominciano ad avere una concretezza legata all’indipendenza e alla singolarità sul piano culturale, sociale ed economico e ciò soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale contemporaneamente con l’arrivo della scolarizzazione di massa (…)  Grazie all’aumentato livello d’istruzione, tra le generazioni che da tempo vivono nelle grandi città industrializzate, si assiste ad evidenti cambiamenti; i giovani che vivono nel post-guerra raggiungono un livello d’istruzione superiore a quello medio conseguito dai loro genitori, che quindi non hanno più le possibilità di competere con i propri figli. In forza dell’istruzione più elevata quindi, i ragazzi più giovani percepiscono un senso d’indipendenza e talvolta di superiorità, intuendo la possibilità di riuscire a migliorare la propria condizione socio-economica” (Francesco Oggiuanu Pirari).


Quando i Rolling Stones nel pieno degli sconvolgimenti giovanili degli anni 60 incidono Satisfaction, che tipo di “soddisfazione” stanno cercando? La canzone universalmente è sempre stata percepita come un inno alla libertà sessuale, ma l’unico verso che ne fa riferimento è l’ultimo: “Quando vado in giro per il mondo e faccio questo e firmo quello e cerco di convincere una ragazza che mi dice, tesoro è meglio che torni la settimana prossima perché vedi sono in un momento difficile”. In realtà, come spiegherà anni dopo Mick Jagger lamentandosi di non essere mai stato capito, la ragazza sta vivendo il ciclo di mestruazioni e non può fare sesso. Questa insoddisfazione si aggiunge ad altre più significative che mettono il giovane di allora al di fuori del meccanismo commerciale e del consumismo di massa in cui gli stessi giovani stanno precipitando. Quei giovani che si sono affacciati sulla scena dopo il secondo conflitto mondiale, sono infatti diventati, grazie alle nuove disponibilità economiche date dalla ricostruzione post-bellica, l’obbiettivo della grande industria del benessere. Sono i boomers. 

La canzone delinea in maniera grandiosa lo stato di insoddisfazione rispetto ai modelli imposti, la confusione e il disagio del protagonista davanti al crescente consumismo del mondo moderno, dove la radio trasmette "informazioni inutili" e un uomo in televisione gli dice "quanto possono essere bianche le mie camicie, ma lui non può essere un uomo perché non fuma le stesse sigarette che fumo io", un riferimento all'allora onnipresente pubblicità in stile Marlboro Country. 



A quei tempi la canzone venne percepita come inquietante sia per le sue connotazioni sessuali ma soprattutto per la visione negativa del consumismo e di altri aspetti della cultura moderna; il critico Paul Gambaccini affermò che "Il testo di questa canzone era davvero minaccioso per un pubblico più adulto. Questa canzone era percepita come un attacco allo status quo". In una parola, come mi disse in una intervista John Mellencamp anni fa, “i Rolling Stones facevano paura. Quando cantavano Satisfaction comunicavano uno stato di paura. Quali canzoni rock oggi fanno paura?”.

I Rolling Stones con Satisfaction avevano composto una autentica canzone di protesta che si poteva affiancare a brani come It’s alright ma di Bob Dylan, canzoni che erano un passo avanti rispetto a quelle di protesta contro la guerra o a favore dei diritti civili. Qui a essere messo sotto accusa era il sistema capitalistico avanzato che si stava allargando in modo indefinito la sfera dei consumi facendone il motore della crescita economica. Una crescita basata sulle apparenze più fasulle e su prodotti che non avevano pertinenza con gli autentici bisogni. Tecniche pubblicitarie sempre più sofisticate inducono i consumatori a spendere tutte le risorse a loro disposizione, spesso indebitandosi, per prodotti effimeri.

Con Satisfaction, gli Stones si pongono fuori di questa logica, in questo modo mettendo paura al grande mondo del capitalismo che inculcava una visione della vita plastificata e falsificata. Un mondo dove siamo dentro oggi in maniera devastante e che ha vinto distruggendo con l’avvento dei social e delle televisioni commerciali ogni anelito di personalità, di desiderio, di autenticità.

In quel periodo storico gli Stones di canzoni come questa ne fecero altre. 



Un altro brano che ancora oggi è una autentica sfida è senz’altro Get Off my Cloud, dello stesso periodo storico. Basata su un ritmo irresistibile e incalzante e un efficace botta e risposta tra Jagger e gli altri della band, costruita su un riff di chitarra  penetrante che riecheggiava Louie Louie dei Kingsmen e sostenuta dal ritmo inflessibile di Charlie Watts e dalla linea di basso martellante di Bill Wyman, in ogni verso del brano il cantante si sfoga su diversi esempi di invasione della sua privacy. A casa è bombardato da pubblicità inutili e telefonate di vicini che si lamentano. Mentre scappa con la sua macchina, il suo tentativo di evasione viene rovinato da una serie di multe per divieto di sosta. “È una canzone sul tema del ‘smettete di darmi fastidio’, una canzone sulla post-alienazione adolescenziale”, spiegherà Jagger 30 anni dopo. “Il mondo degli adulti era una società molto ordinata all’inizio degli anni ’60, e io ne stavo uscendo. L’America era ancora più ordinata che altrove. Scoprii che era una società molto restrittiva nel pensiero, nel comportamento e nel vestire”. Jagger può solo urlare: “Ehi voi, andatevene via dalla mia nuvola”.

Gli Stones avrebbero raggiunto l’apice del loro scollamento dalla società consumistica che stava prendendo piede con la celeberrima Sympathy for the devil. Sebbene il messaggio autentico del brano sia sempre stato frainteso (si tratta di una esplicita accusa all’uomo di essere lui l’autore del male nei fatti della storia), quando durante le registrazione dello special televisivo Rock’n’roll circus Jagger si toglie con studiati movimenti la t-shirt per mostrare il volto del demonio pitturato sul petto nudo, per il pubblico di allora deve essere stato un autentico shock.


Altrettanto disturbante e inquietante è il video che accompagnò l’uscita di
Jumpin’ Jack Flash, forse il passo definitivo nella codificazione del loro esaltante linguaggio rock blues. Gli Stones sembrano die fuoriusciti da film del futuro come Blade Runner o Mad Max. Erano terrificanti, a guardarli sembrano creature aliene che vivono nei suburbi urbani vestendosi di scarti della civiltà.



La crudezza della musica è abbinata alle intonazioni taglienti del nuovo personaggio demoniaco di Jagger. La sua incombente incarnazione del personaggio principale combatte e contrattacca il mondo imbruttito che lo ha cresciuto:  “Sono nato in un uragano di fuoco incrociato, ho urlato alla pioggia battente (…) sono stato cresciuto da una strega barbuta e sdentata, sono stato istruito con una cinghia sulla schiena”. Genitori, insegnanti, le bombe su Londra: “ma va tutto bene adesso, è un gran divertimento”.

Jumpin’ Jack Flash era una canzone per i suoi tempi, nata nel mezzo dei disordini e dell’incertezza che travolgevano non solo gli Stones, ma il mondo intorno a loro. “Non c’era nulla che riguardasse l’amore, la pace e i fiori in Jumpin’ Jack Flash”, ha confermato Jagger.

Sì gli Stones facevano paura.


Da decenni gli Stones sono stati ingoiati in quel mondo che combattevano così fieramente. Sono diventati quel prodotto di consumo che rifiutavano. Il loro merchandising, i loro spettacoli infarciti di gigantismo, gli sponsor, i prodotti effimeri che mettono in vendita, la superficialità e l’approccio disneyano li ha fatti diventare rotelle di quello stesso meccanismo a cui si opponevano. Sono diventati dei replicanti di se stessi, un prodotto di algoritmi che rasenta l'intelligenza artificiale. Hanno perso la guerra, rinunciando a combatterla.

Vengono in mente i versi dell’ultima loro canzone che metteva paura, ma che in realtà conteneva già i semi della loro resa. Perché cosa può fare un povero ragazzo se non cantare in una rock'n'roll band? Da allora gli Stones lo fanno da decenni e continuano a farlo anche a 80 anni. Che cos'altro potrebbero fare? 


Everywhere I hear the sound

Of marching, charging feet, boy

'Cause summer's here and the time is right

For fighting in the street, boy

Well, now what can a poor boy do

Except to sing for a rock and roll band?

'Cause in sleepy London Town

There's just no place for street fighting man, no

Hey, think the time is right

For a palace revolution

'Cause where I live the game to play

Is compromise solution

Well, now what can a poor boy do

Except to sing for a rock and roll band?

'Cause in sleepy London Town

There's just no place for street fighting man, no

Get down

Hey, said my name is called Disturbance

I'll shout and scream, I'll kill the king

I'll rail at all his servants

Well, now what can a poor boy do

Except to sing for a rock and roll band?

'Cause in sleepy London Town

There's just no place for street fighting man, no





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