I GIORNI DI GLORIA DI NEIL YOUNG



Per noi ragazzi degli anni 70 Decade era più che il Sacro Graal. Era la Bibbia, in anticipo su quello che poi diventerà un trend a cui, anche artisti poco conosciuti e meritevoli, tutti avrebbero pagato pegno. Neil Young nel 1977 pubblicava quello che in futuro sarebbe stato un boxset retrospettivo.Tre vinili contenenti il meglio della sua carriera fino a quel punto, diversi brani inediti, una bellissima confezione, un ricco booklet illustrato con note scritte (letteralmente) a mano di commento da parte dell’artista. Che cosa si poteva voler di più per tutti coloro - e allora eravamo tanti - che amavano il cosiddetto West Coast Sound e il Loner per eccellenza, il cantautore canadese trasferitosi in California? Certo, il prezzo non era alla portata di noi ragazzi che già facevamo a mettere insieme le lire che aumentavano ogni mese per acquistare un disco. Ricordo che del mio giro di amici solo una ragazza lo aveva acquistato. Noi facevano la fila a casa sua per ascoltarlo e divorane le note e ammirare estasiati le fotografie, poi cominciò a girare di casa in casa e chissà che fine fece.

Anche se Biograph di Bob Dylan è considerato il primo cofanetto retrospettivo con inediti, Decade di Neil Young è per molti versi il suo precursore.

Prima di Decade, che raccoglieva brani dai primi giorni di Young con i Buffalo Springfield fino al suo più recente album solista, le compilation erano fondamentalmente set di grandi successi che raccoglievano una dozzina circa dei brani più popolari di un artista. Il set di Decade voleva invece raccontare una storia. In sostanza, è una biografia musicale.

Dentro c’era letteralmente la storia della sua prima “decade”: dagli inizi con i Buffalo Springfield, agli esordi solisti, alla collaborazione con CSN e poi tutte le pagine del suo catalogo del decennio. Nonostante nel prosieguo della sua carriera Young abbia fatto tantissimi dischi eccellenti (in particolare, i vertici dei Crazy Horse Rust Never Sleeps e Ragged Glory), degni di stare al fianco di quelli di quel decennio, non si può negare che Neil Young fosse “il” cantautore degli anni 70.

Se gli anni 60 erano stati il decennio illuminato da Bob Dylan (che non avrebbe mai smesso di fare dischi straordinari, ma non avrebbe mai più avuto lo stesso impatto sulla società), quel decennio fu quello del cantautore di Winnipeg. Il decennio raccontato in Decade, senza dubbio, rappresenta gli anni di gloria di Young: un periodo di espressione pop psichedelica, riflessione folk da Laurel Canyon e furia garage-rock che ha preceduto i movimenti punk e grunge.

Perché Young rappresentò così brillantemente quel decennio? Perché, come aveva fatto Dylan, incarnò tutte le utopie, gli ideali, le speranze, i cambiamenti politici e culturali, ma fu così autentico da incarnare anche la fase discendente: i fallimenti sociali e affettivi, la depressione, il senso di sconfitta, la solitudine, la droga che non era più un gioco e un divertimento ma un lento suicidio. Per Decade Young scelse con cura e attenzione i pezzi da includere, pensiamo a Tired Eyes, per descrivere l’irrompere della droga pesante nel mondo post hippy, un brano non certo considerabile una hit.

C’è la storia di una generazione in questo disco, e nessuno allora la raccontò con più lucidità, emozione e canzoni meravigliose.

Il disco si apriva subito con un brano inedito, proveniente dal repertorio dei Buffalo Springfield, Down to the wire. Una canzone folk-rock dalle sfumature psichedeliche, mette a fuoco  la vulnerabilità e l'incertezza emotiva generale dell'amore. È un'affermazione potente e mostra chiaramente quanto Young fosse maturo come cantautore, anche in questa fase iniziale (1966). Nel brano al pianoforte c’è un giovane Dr. John. 



Gli altri brani estratti dai dischi dei BF mostrano la sensibilità psichedelica tipica del periodo storico, l’amore per le complicate sovra incisioni dei Beatles, il senso di comunità musicale del Laurel Canyon dove questi brani presero vita, allora fucina musicale di una delle più ricche e innovative scene musicali di sempre. In particolare Burned descrive in modo efficace l’esperienza di un trip allucinogeno:


Been burned and with both feet on the ground

I've learned that it's painful comin' down


(…) 


Flashed and I think I'm fallin' down

Crashed, and my ears can't hear a sound


Ma soprattutto l’epica Broken Arrow con le sue sovra incisioni musicali alla Sgt Pepper dei Beatles, i cambiamenti di tempo, la melodia struggente che entra sotto pelle e non ne esce più.

Se Down by the river e Cowigirl in the sand descrivono in maniera travolgente la potenza del duo chitarristico Danny Whitten-Neil Young, Ohio, che fino ad allora era stata disponibile solo su singolo, rende chiara l’appartenenza convinta di Neil Young a quel movimento giovanile che voleva fermare la guerra in Vietnam. Commemorando il massacro di 4 studenti a una manifestazione alla Kent State University, Young dice da che parte sta, usando il plurale senza esitazione: 


Tin soldiers and Nixon coming

We're finally on our own


(…)


Gotta get down to it, soldiers are cutting us down



L’album Harvest è il più rappresentato, come è naturale che fosse visto che era stato il suo massimo successo commerciale. Manca completamente Times fade away, che come si sa lo stesso Young aveva ripudiato, ma c’è un piccolo estratto dal raro Journey through the past, Soldiers.

Arrivano poi le gemme inedite, Winterlong per il sottoscritto il brano più amato ai tempi e anche oggi, dalla forma melodica ineccepibile e dalla grande malinconia. Like a Hurricane ha una traccia vocale differente da quella pubblicata su American stars ’n bars, molto più potente e insieme a Cortez the killer rappresenta il vertice assoluto della sua forza chitarristica, due brani che puoi ascoltare al’infinito continuando a rimetterli su.




Il disco si conclude esprimendo il senso di perdita del guerriero che ha attraversato uno dei periodi storici più ricchi della storia d’America. Campaigner è un lamento acustico che esprime, nonostante il Watergate, la concezione che alla fine aver combattuto per degli ideali anche giusti, non basta a riempire la solitudine del cuore dell’uomo. Anche Richard Nixon, alla fine, ha un’anima…

L’ultima gemma è Long may you run. Per sbaglio Young mise nella compilation una versione registrata con le voci di Crosby e Nash che furono eliminate dal mix pubblicato sul disco omonimo, dopo una ennesima litigata fra i quattro amici/nemici. La differenza si sente e forse non fu un errore, ma un tributo, una dichiarazione d’affetto. 

Per molti anni, Decade fu l'unica antologia di Neil Young disponibile sul mercato. Una compilation pubblicata nel 1993 intitolata Lucky Thirteen, copriva soltanto il periodo "Geffen" dal 1982 al 1987. Soltanto nel 2004 la Reprise Records pubblicò infine una raccolta intitolata Greatest Hits con i brani più celebri di Neil Young, con l'intento di coprire quasi l'intera carriera dell'artista. Nel corso degli anni ottanta e novanta, Young promise a lungo ai fan un seguito dell'originale Decade, provvisoriamente intitolata Decade II; tuttavia, l'idea venne scartata in favore della maggiormente esaustiva antologia Archives e della mole infinita di dischi in studio e live inediti che il canadese continua a pubblicare.

Ma allora, negli anni 70, il mondo cominciava e finiva con Decade…

Commenti

roberto t ha detto…
È sempre un piacere leggere i tuoi scritti musicali. Perché non solo traspare competenza e conoscenza ma vera passione per quello che vai a raccontare. Da Dylan a Young, da Jerry a Robbie, da Joni a Grace è un universo che non smetterà mai di darci emozioni. È fuori dal tempo la musica che ascoltiamo, immortale ed eterna, forever Young..anche se la forbice del tempo ci allontana sempre più da quell' età dell'oro l'ascolto di quei dischi non smetterà mai di toccarci l'anima.
Roberto
Paolo Vites ha detto…
Grazie roberto... cerchiamo di mantenere viva la fiamma che ci ha fatto bruciare
Armando Chiechi ha detto…
Ti leggevo su un altro blog senza sapere che ne avevi un altro.La scoperta e' stata casuale e mi ha fatto un gran piacere leggere di Young e questo triplo. Ricordo che lo acquistai un paio di anni dopo la sua uscita e li pagai comunque non poco. Ero in fissa con Neil e i suoni dell West Coast nelle sue varie declinazioni. Questa antologia fu un gran tesoro fatto con il cuore...e leggere queste note mi ha davvero commosso. Grazie Paolo

Armando Chiechi ( Ba )
Paolo Vites ha detto…
ciao! ben ritrovato
Marco Garioni ha detto…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marco Garioni ha detto…
Le gesta del proprio eroe le si conoscono bene, ma è puro godimento (ri)leggerle dalla penna di questo signore qui!
Marco

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