RIPORTANDO TUTTO A CASA OVVERO LA NASCITA
       DELLA CONTRO CULTURA AMERICANA  /
 TERZA E ULTIMA PARTE


A questo punto, ci si alza, si gira il disco e si fa partire la seconda facciata. Il fotografo della immagine di copertina del disco, che era presente alle registrazioni del disco, Daniel Kramer, racconta che Bob Dylan incise i primi tre pezzi (Mr. Tambourine Man, Gates of Eden e It’s Alright Ma in una unica sessione, uno dopo l’altro senza interruzione. Avrebbe fatto così, dice, perché brani troppo lunghi da ripetere in diverse sedute e Dylan non ne aveva voglia (tipico del suo modo di registrare). Ma soprattutto perché Dylan, da sempre, incide come se si trovasse su un palco, a un concerto, con un pubblico immaginario davanti: esecuzioni live, dirette, spontanee, senza ritocchi e sovra incisioni. In realtà sono emerse altre due take di It’s Alright Ma.

Passando dalle visioni alla Jack Kerouac di Tambourine Man a quelle bibliche e apocalittiche di Eden, Dylan srotola in un micidiale respiro senza sosta quello che non è scorretto definire il più grande momento della letteratura americana del 900 e non solo della musica popolare.

La facciata si apre con Mr. Tambourine Man, uno scintillante giro di accordi che porta subito l’ascoltatore “altrove”. Bob Dylan l’aveva già registrata durante la seduta che avrebbe dato vita all’album Another Side, sei mesi prima circa, accompagnato alla voce da Ramblin’ Jack Elliott. E’ proprio questa la versione che ascolterà il manager dei Byrds e a cui il gruppo californiano farà riferimento per la propria leggendaria incisione. Ma Dylan, non soddisfatto, la tiene da parte e la ritira fuori per le registrazioni di Bringing It All Back Home. Il momento storico è quello giusto: per quanto l’autore si sia ostinato a dire che la cannabis non centrasse nulla, la canzone è evidentemente  scritta dal punto di vista di un fumatore di marijuana. “Take me on a trip upon your magic swirlin' ship” lo dice chiaramente. Il vocabolo “trip” era già da tempo sinonimo del “viaggio” che fa un fumatore di cannabis ed è chiaramente il motivo per cui i Byrds, avendo deciso di incidere una sola delle quattro strofe, abbiano scelto questa, la seconda. Ma ovviamente la canzone è molto di più di questo.


Che uno sia un fan di Bob Dylan o meno, tutti quelli che sentono Mr. Tambourine Man devono ammettere che è una canzone fantastica. È la canzone di Bob Dylan che anche vostra nonna potrebbe amare; caratterizzata da una melodia fluida, accattivante e coinvolgente, una voce declamatoria, e da parole che rilassano e invitano invece di escludere. È l’equivalente lirico di un tramonto particolarmente bello dopo una giornata di fatiche. 


Fammi fare un giro

sulla tua magica nave turbinante

i miei sensi sono sono stati azzerati,

le mie mani non hanno presa

le dita dei miei piedi troppo insensibili per camminare

aspettano solo i tacchi dei miei stivali

per vagabondare

Sono pronto per andare ovunque,

sono pronto a svanire

nella mia parata personale,

lancia il tuo incantesimo danzante,

prometto di sottomettermici.


Evidentemente debitore del Jack Kerouac sognante e visionario che danza davanti all’oceano sulla spiaggia di Big Sur descritto nel libro omonimo dello scrittore americano, Bob Dylan annuncia il ritiro da ogni battaglia politica, da ogni presa di posizione, preferendo lasciarsi condurre dai sensi e dai sogni. 


Allora fammi scomparire

tra gli anelli di fumo della mia mente

giù nelle nebbiose rovine del tempo,

lontano dalle foglie ghiacciate

dai terrificanti alberi infestati da fantasmi,

su spiagge tempestose,

fuori dalle grinfie

del folle dolore

Sì, danzare sotto il cielo di diamante

con una mano che fluttua libera

stagliata contro il mare,

e intorno un cerchio di sabbia,

tra ricordi e destino

sperduti nelle onde

lasciami scordare

l'oggi fino a domani





Dylan sa evocare ogni visione nascosta con una brillantezza senza pari; basterebbe l’uso di parole come “jingle jangle morning” per dimostrare tutta la sua genialità. C’è però nella canzone anche un senso di sconforto, di perdita, di solitudine in cui Dylan magistralmente descrive le sorti di chi, fuggito dal mondo, alla fine si ritrova disperatamente solo. Quando il cantante rimane cieco ma non addormentato, sta dicendo che è perso in un mondo post-giovanile, motivo per cui è cieco, poiché non può vedere in che modo lui o la sua vita stanno andando. Il fatto che non stia dormendo implica che tutto ciò è sicuramente reale, non solo un sogno, il che potrebbe far pensare che il cantante non riesca ad affrontare questa nuova realtà, ma potrebbe anche mostrare il suo stato di veglia e come sia ancora irrequieto. Mr. Tambourine Man narra i i pensieri di un uomo che non desidera altro che perdersi nella sua giovinezza, che gli sta sfuggendo e nella quale può entrare solo attraverso la sua immaginazione e i suoi ricordi. E’ il perfetto mantra dei Sixties: “Let me Forget about today until tomorrow”, fammi dimenticare l’oggi fino a domani.


Gates of Eden sin dal titolo traccia il confine immaginario in cui la sua generazione andrà a ripararsi dai mali di un mondo impazzito. I cancelli dell’Eden sono ovviamente un riferimento biblico, quando Dio caccia dal Paradiso Adamo ed Eva per aver osato mangiare dell’Albero della Sapienza. Fuori di quei cancelli, l’umanità è condannata a soffrire, a vivere nel male, nella menzogna, nello sfruttamento, nell’ingiustizia. Per Bob Dylan, e per la sua generazione, quel territorio è quello dell’America loro contemporanea. Ma c’è un altro elemento importante. Allen Ginsberg, il simbolo della Beat Generation, racconta di aver pianto dopo aver sentito questa canzone e in particolare il verso “motorcycle black Madonna two-wheeled gypsy queen”: “Quelle catene di immagini lampeggianti, “La regina zingara a due ruote Madonna nera in motocicletta e il suo amore fantasma tempestato d’argento” sono parole che vengono fuori dalla retorica di Kerouac” disse. In un’altra occasione sempre Ginsberg esultò nel sentire Mr. Tambourine Man uscire da un jukebox. Dalla reclusione dove i grandi poeti Beat erano stati rinchiusi dalla società bigotta e ultra conservatrice americana, la poesia diventava fenomeno popolare di massa grazie a Bob Dylan.  E’ qui, probabilmente, che trova motivazione il Premio Nobel per la letteratura che verrà, decenni dopo, conferito al cantautore. La canzone esce, con questo disco, dai ghetti accademici per diventare strumento di massa. Mai, nella storia dell’umanità, è accaduto qualcosa di simile e lo si deve alla rivoluzione rock di quel decennio. Non esisterà più una poesia di seria A e una di serie B, anche se ancora oggi accademici e intellettuali fingono di non accorgersene e non accettano la realtà dei fatti.

Con quesa e sostanzialmente tutte le altre canzoni del disco, Dylan raggiunge il vertice della canzone di protesta, ben più di quando scriveva brani manifesto di accusa come Masters of War o Hard Rain. Bringing It All Back Home è infatti il più grande disco di protesta, di accusa, di sfida e di rifiuto della società capitalista omologante occidentale che sia mai stato inciso.

La poesia di Gates of Eden descrive visioni da incubo. Ogni verso fornisce la descrizione di una società in decadenza. Sebbene il titolo della canzone sembri fornire la speranza del paradiso, non esiste il paradiso nel luogo descritto da questa canzone. Piuttosto, le immagini evocano corruzione e decadenza. L'interpretazione minacciosa di Dylan dell'ultima riga di ogni verso seguita da una nota aspra dell'armonica sottolinea che questo Eden non può essere raggiunto. Lo scrittore Oliver Trager interpreta Gates of Eden come la dichiarazione di Dylan secondo cui "la fede cieca in una vita ultraterrena che perdona è la menzogna definitiva perché crea compiacenza in questa". Il critico musicale Robert Shelton ha un'interpretazione simile, secondo cui "la fede nella vita dopo la morte senza preoccupazioni o cure è il mito supremo perché ci porta oltre la bruttezza della vita”. Carolyn Bliss ha notato riguardo alla canzone che “l’Eden è dentro. Qualsiasi altro paradiso è una finzione, e la sua ricerca potenzialmente mortale per lo spirito”.

Alla fine, il cantante conclude questo brano terribile con la dichiarazione di noncuranza per quello che circonda lui e la sua compagna e ammette che la vita è solo finzione e inganno. Ancora una volta, si chiama fuori:


All'alba il mio amore viene da me

raccontandomi i suoi sogni

Senza neanche cercare di dare un'occhiata

all'abisso dei loro possibili significati

A volte penso che non ci siano parole

a parte queste per raccontare la verità

E non ci sono verità fuori dalle Porte dell'Eden




It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) senza alcun dubbio è il vertice del lirismo di Bob Dylan. In essa, l’artista descrive perfettamente il senso di alienazione e smarrimento di chi apre gli occhi e si rende conto che la società in cui è immerso propone solo un vuoto cosmico da riempire con il consumismo più sfrenato In un certo senso, è molto simile a quanto il poeta italiano Pier Paolo Pasolini denunciava all’incirca nello stesso periodo storico. 

In un lungo, monotono canto simile a un rap, giocato su due accordi di chitarra, Dylan esprime la rabbia  per ciò che vede come ipocrisia, commercialismo, consumismo, bigottismo e mentalità bellica inerenti alla cultura americana contemporanea, ma a differenza delle sue prime canzoni di protesta, non esprimere ottimismo riguardo alla possibilità di soluzioni politiche. Nel suo libro Bob Dylan, Performing Artist, Paul Williams ha suggerito che la canzone affronta "la possibilità che la questione politica più importante (e meno articolata) dei nostri tempi sia che veniamo tutti nutriti con una falsa immagine della realtà, proveniente da ogni direzione." Williams prosegue dicendo che la canzone dipinge con successo il ritratto di un "individuo alienato che identifica le caratteristiche del mondo che lo circonda e dichiara così la sua libertà dalle sue 'regole’”. In quanto tale, uno degli obiettivi principali della canzone sono i vecchi concetti consolidati che danno un'immagine falsa della realtà e impediscono l'accettazione di nuove visioni del mondo.

Dylan, qui, assume una nuova voce profetica che sarebbe diventata il suo marchio di fabbrica. Howard Sounes nota che la canzone contiene alcune delle immagini più memorabili di Dylan. Le righe di apertura danno inizio al torrente di immagini apocalittiche della canzone. In quanto a capacità profetiche, basta un verso (“Anche il Presidente degli Stati Uniti a volte rimane nudo”). Quando la canterà durante il tour del 1974, quasi dieci anni dopo averla pubblicata, in pieno scandalo Watergate che coinvolgeva l’allora Presidente Richard Nixon, quel verso veniva sempre accolto da un boato di applausi. Se la canzone è un accorato richiamo a chi la ascolta a non farsi manipolare dal potere, dall’ingiustizia e dalla corruzione, il cantante sembra incapace di offrire una via di uscita, in modo iconico sembra accettare che è impossibile sfuggire e che l’uomo sia costretto ad arrendersi davanti a tanto male. Il senso di fatalismo deborda quasi da ogni passaggio: “Capisci che lo sapevi da sempre che non serve a niente provare”;  “Una domanda si accende nei tuoi nervi eppure sai che non c'è alcuna risposta soddisfacente”; “Sebbene i padroni facciano le regole, per i saggi e per gli sciocchi io non ho nulla, mamma, per cui vivere”; “E se potessero vedere ciò che penso, probabilmente metterebbero la mia testa in una ghigliottina”.

Ce ne è per tutti in questa canzone: 


Parole disilluse abbaiano come proiettili

mentre divinità umane prendono di mira i loro obiettivi

fanno di tutto, armi giocattolo che scintillano

a Cristi color carne che si illuminano al buio

è facile capire senza neanche sforzarsi troppo

resta davvero poco

che sia davvero sacro


Mentre predicatori predicono destini malvagi

insegnanti insegnano che il sapere aspetta

può condurre a piatti da cento dollari

le divinità si nascondono dietro i loro cancelli

ma persino il Presidente degli Stati Uniti

a volte deve

restare nudo


Cartelloni pubblicitari ti portano

a pensare che tu sia colui

che può fare ciò che non è mai stato fatto

che può vincere ciò che non è mai stato vinto

e intanto la vita va avanti

intorno a te.


Ti perdi, poi riappari

improvvisamente scopri di non aver nulla da temere

sei da solo, nessuno vicino a te

quando una tremante voce lontana e incomprensibile

spaventa le tue orecchie addormentate per sentire

che qualcuno pensi

Di averti trovato davvero

(…)

Vecchie signore magistrato esaminano le coppiette

limitate nel sesso, osano

sostenere finte morali, insultare e fissare

mentre il denaro non parla, insulta

Oscenità, a chi importa

la propaganda, è un falso


I miei occhi si scontrano faccia a faccia con cimiteri ripieni

falsi dei, mi trascino

verso la meschinità che gioca così duramente

cammina al contrario dentro le manette

colpisce le mie gambe fino a spezzarle

dico: "D'accordo, ne ho avuto abbastanza

che altro sapete fare?"


In definitiva, in questa canzone Bob Dylan esprime una preoccupazione che va oltre i commenti socio-politici e tocca invece questioni urgenti di esperienza personale: la sfida di vivere e crescere di fronte all'incertezza. E’ il miglior ritratto dell’uomo moderno che chiunque abbia mai fatto. Non è un caso, ma una scelta brillante, che la canzone si senta in sottofondo, cantata da Roger McGuinn, nella tragica scena finale del film Easy Rider quando i due protagonisti, i due hippie che incarnavano il sogno di libertà totale, vengono uccisi da due bifolchi per puro divertimento. Come dire: ecco come sono finiti i sogni della nostra generazione. 

Dylan ha citato It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) come una delle sue canzoni che significa di più per lui. Nel 1980 disse: "Non credo che potrei sedermi adesso e scrivere di nuovo It's Alright, Ma. Non saprei nemmeno da dove cominciare, ma posso ancora cantarla". Al New York Times anni dopo ha detto: "Ho scritto alcune canzoni che guardandole oggi mi danno un senso di stupore. Cose come It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding), solo l'allitterazione mi lascia senza parole”.




Nonostante tutta questa apparente disperazione, il disco termina con un inaspettato invito alla speranza: “Accendi un altro fiammifero, ricomincia da capo”. It’s All Over Now Baby Blue, intesa come l’addio alla scena folk a cui era appartenuto, ancora una volta significa molto di più. E’ l’addio del nuovo giovane americano a istituzioni, partiti, movimenti politici, genitori, e un invito a prendere la vita nelle proprie mani.

Il disco finisce e 60 anni dopo mantiene tutta la sua sconcertante contemporaneità.


Curiosità: un vero e proprio brano rock’n’roll fu effettivamente registrato durante le session di Bringing it all back home, ma curiosamente non incluso. Scritta già nel 1964 ed eseguita live durante i suoi ultimi concerti acustici, If you gotta go, go now forse fu esclusa perché era un brano scanzonato e divertente, non in linea con il tema cupo e profetico del disco, ma era fortemente influenzata dai ritmi dei gruppi della cosiddetta British Invasion, a dimostrazione di come Dylan guardasse a loro e avesse in mente una svolta rock già da tempo. Il cantautore ne registrò un paio di take acustiche e una full band, con l’inusuale, per lui, seconda voce di una donna, Angeline Butler del gruppo folk The Pilgrims. In seguito il produttore Tom Wilson editando le molte prove fatte ne tirò fuori una versione definitiva ormai esclusa dal disco. Il brano, ascoltato da giovani artisti dell’epoca, venne ripreso una prima volta dal gruppo inglese Liverpool Five a luglio 1965, ma passò quasi inosservata. Maggior successo ebbero altri inglesi. Prima i Manfred Mann che nel settembre del stesso anno la portarono al secondo posto delle classifiche, poi i Fairport Convention che la cantarono curiosamente in francese, nel 1969. Per l’originale di Dylan si sarebbe dovuto attendere il 1991, quando fu inclusa nel cofanetto Bootleg Series Volume 1-3. 


- Fine

Commenti

Post popolari in questo blog